C’è stato un aspetto sempre poco valutato degli ultimi giorni del Reich.
Primo step.
Karl Dönitz modifica la sua sede operativa: da Pilau, sul Baltico, a Flensburg, dove opera la Scuola navale della Marina tedesca.
Qual è la ragione di questo cambiamento?
Certamente a Pilau, in Russia, l’avanzata sovietica e i bombardamenti continui imponevano una scelta diversa, ma risulta particolarmente indovinata la scelta di Flensburg che si trova a nord della Germania, sul Mar Baltico, ma al confine con la Danimarca che resta in mano dell’esercito tedesco. Un po’ più a nord della Danimarca, dopo aver attraversato lo Stretto di Drake, c’è la Norvegia ancora nelle mani dei nazisti e nello stesso angolo del territorio norvegese, il porto di Kristiansand, dove la flottiglia aspetta Hitler per la grande fuga. Ecco che diventa estremamente praticabile il volo da Berlino a Flensburg, sul territorio controllato dalla Germania, ora che i russi ormai hanno conquistato anche la capitale del Reich.
– Secondo step.
Ora Dönitz ha la base navale sotto i suoi ordini diretti e secondo le disposizioni della resa germanica impone la resa ufficiale a tutti i sottomarini che stavano solcando il globo. Questo panorama ha uno scenario possibile: mentre il nemico ascolta l’ordine di Dönitz cessa anche di perseguire la flotta tedesca, perché centinaia di tali navi cominciano ad affiorare alla superficie del mare con la bandiera bianca. In questo modo, la grande flottiglia in fuga naviga silenziosa verso il Cile; esattamente verso Capo Verde,
in Cile. Al riparo dagli Alleati.
percorsi: 1) partenza da Kiel, aprile 1945; 2) fermata intermedia in Norvegia, 2 maggio 1945; 3) fine del conflitto, 8 maggio 1945; 4) ritorno in Norvegia e imbarco su sottomarino, 10 maggio 1945; 5) viaggio verso Capo Verde (Cile), luglio 1945;
6) arrivo a Mar del Plata (Arg), 17 agosto 1945.
La mattina del 4 luglio 1945 però, un cacciatorpediniere brasiliano si scontra inaspettatamente contro un sottomarino a causa delle navigazione troppo superficiale e perciò si verifica la collisione.
La nave brasiliana avvisa un altro cacciatorpediniere in pattugliamento nelle vicinanze di tutto per quello che è successo e i due sottomarini incaricati di proteggere il convoglio del Fuhrer rimangono nella zona dell’incidente per fermare i brasiliani, mentre il resto, per sfuggire alle navi, cambia rotta verso sud.
Il secondo cacciatorpediniere, che arriva solo quattro ore più tardi a sostegno del primo è alla baia con uno staff di 360 uomini di equipaggio.
La situazione è complicata per i sommergibili tedeschi e uno degli U-boot spara un siluro contro la nave arrivata. L’impatto ha luogo solo sulla prua e vicino alla polveriera, quindi l’esplosione provoca gravi danni alla nave brasiliana che inizia ad affondare rapidamente.
Dei suoi 360 uomini se ne salvano solo 40.
Una settimana dopo, il 12 luglio, un altro cacciatorpediniere brasiliano che era rimasto nella zona, rileva un sottomarino e lo attacca con bombe di profondità. E’ facile supporre che il sottomarino sia stato in immersione, sperando che gli inseguitori fossero convinti che fosse sfuggito, per poi riprendere il cammino.
Qui l’autore Muray ipotizza che, per ragioni di circostanza e colloqui ad alto livello con il Governo argentino, i due U-boot cambino rotta e decidano di non seguire il convoglio del Führer che ormai si erano allontanato. Così, il 10 luglio, l’U530 e il tenente comandante Otto Weirmutt, con il suo equipaggio di 54 uomini, si arrendono a Buenos Aires.
Intanto la stampa Argentina scrive di avvistamenti di almeno altri tre sottomarini, uno dei quali viene catturato dalla Marina, ma stranamente, dopo poco, annota che queste navi sono scomparse in direzione sud.
La flottiglia in fuga, nel frattempo, è entrata nel Pacifico.
Il sommergibile che trasporta Hitler è ancorato al riparo che l’Ammiraglio Dönitz chiama “paradiso in terra” e che altro non è che l’ “Isola Amicizia”, in provincia di Aysen. Un terzo U-boot riposa nella Bahia Mansa ed un quarto sottomarino viene rilevato e attaccato dalla Fach en Iquique, ma fugge e oggi è affondato al largo della costa di Antofagasta. Un quinto sottomarino è stato fatto saltare con la dinamite, affondato e rimesso a galla su una spiaggia nella regione Seventh, ma per quella nave si racconta un’altra storia, perché è stata la scena di un omicidio plurimo.
Chi aveva interesse a far saltare in aria un sottomarino installato sul lato nord e vicino al faro di Carranza, faro della Marina cilena?
Senza dubbio è stato Martin Bormann ideatore della grande fuga.
Magari per ordine dello stesso Hitler.
Dopo aver raggiunto il luogo prescelto e scaricati i valori di carico, decide di eliminare la squadra per non lasciare testimoni e installa una carica esplosiva nel campo di siluri, dove tutto esplode mentre dormivano. C’è un testimone che ha sentito l’esplosione nelle prime ore del mattino. In fondo, quel un piccolo gruppo di marinai era un potenziale pericolo per via di quello che sapevano, decidendo così di eliminarli. Come da copione, il principio di Hitler era quello di tenere il segreto con decisione fino alla sua esecuzione finale.
I viaggi, ad esempio, venivano sempre annunciati, ma si riservava di far conoscere solo l’orario di partenza sempre e solo all’ultimo minuto”.
Bormann ricordava una frase di Hitler: “Ho come standard un vecchio principio: Bisogna solo dire ciò che deve essere detto, che deve essere detto solo quando ha bisogno di essere detto“.
Diversi anni più tardi, alcuni tedeschi sono arrivati in aereo, hanno ripreso il contenuto dell’U-boot e hanno mostrato il cavo che è stato utilizzato per il trasporto delle merci fino alla spiaggia.
Secondo lo storico paraguaiano Mariano Llano, che ospitò Hitler nei suoi ultimi anni, come emerge dal suo libro “Hitler e i nazisti in Paraguay”, Hitler sarebbe morto in terra Guarani nel 1974 dopo aver lasciato l’Argentina nel 1955, con la caduta di Peron.
Secondo il libro “Sulle orme di Hitler”, scritto dal giornalista Abel Basti, in Argentina, i resti di Adolf Hitler si trovano in una cripta sotterranea in Paraguay.
La presenza del leader tedesco in questo angolo della Patagonia era un segreto di Pulcinella, “non che tutti sapessero chi fosse Hitler in quella tenuta, ma coloro che l’hanno riconosciuto, per qualche motivo, come i dipendenti dell’azienda, hanno minimizzato sull’importanza di quella persona”, dice Basti.
“Per la gente di campo la guerra era praticamente inesistente, non esisteva la radio, i giornali erano inviati una volta al mese e non li leggeva nessuno.
Forse qualcuno sapeva che c’era una guerra, ma non ne ha mai compreso la dimensione né quella dei suoi personaggi, in particolare”, ha aggiunto.
Quando Peron fu rovesciato, durante la cosiddetta Rivoluzione liberatrice del 1955, molti nazisti si spostarono dall’Argentina verso i paesi confinanti, soprattutto verso il Paraguay e anche se esistono testimoni che affermano di aver avuto incontri con Hitler dopo tale data, lo stesso Hitler dovette migrare verso il paese Guarani, sotto lo pseudonimo di Kurt Bruno Kirchner.
Questo infatti sembra il nome dietro il quale si sia nascosto per anni Adolf Hitler, almeno in questa fase della sua fuga in Sudamerica.
Si dice che il Fuhrer sia morto il 5 febbraio 1971 e che sia sepolto in una cripta in un ex bunker sotterraneo nazista, in Paraguay, dove sorge oggi un “hotel moderno ed esclusivo”.
Basti scrive che la prima settimana di ogni febbraio, il personale dell’hotel chiude le sue porte in favore di un gruppo esclusivo di nazisti che vengono ad onorare il loro leader, “l’uomo che ha cambiato la loro vita, per loro e per tutti, per sempre”.
leggi articolo seguente.
Hunting Hitler: i commenti
Quindi, in base ai risultati forniti dalle indagini della serie Hunting Hitler, in base ai dossier FBI, ai racconti di Abel Basti, alle rivelazioni di Jeff Kristenssen, a 4 o 5 libri diversi su Hitler in Argentina, Patagonia e dove ti pare… , ne consegue che:
Il sign. Hitler ci ha presi tutti per il … naso, per benino. Mo brév!
Quello morto nel bunker si chiamava Gustav Brenn ( il sosia) e peccato non dare un nome alla donna che si è fatta carico della fine che le è toccata…, però a questo punto qualche piccola domanda ce l’avrei:
se l’FBI aveva tutte quelle informazioni (vere o presunte) negli anni dal 1945 al 1958, perchè non ha avviato un’indagine vera, allora che le notizie erano sicuramente di prima mano e con moltissimi testimoni ancora in vita?
Forse perchè si era all’alba di una guerra fredda?
Perchè al momento si avevano altre priorità? Un mistero.
Giro la questione. Com’è possibile che un’equipe dopo 70 anni si mostri tanto volenterosa da seguire e verificare i dati resi pubblici dall’FBI nel 2009?
Cioè: non lo poteva fare l’FBI stessa quando era il momento?
Il problema è che TUTTO è sì possibile, anzi molto probabile, ma oggi ancora non esiste nulla di ufficializzato né di estremamente certo e probatorio.
Di sicuro, a questo punto, c’è solo che Hitler non è morto suicida nel bunker.
Poi c’è la cameriera (Catalina Gamero), ormai troppo anziana, che gli lasciava ogni mattina la colazione alla Falda …
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e aggiungerei anche il muratore (Hernan Ancin) che lo vide chiaramente in casa Pavelich nal 1953 e prese un caffè con il dittatore …
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per concludere che sono testimoni oculari della presenza fisica di Hitler in Argentina troppo importanti per ignorarli o metterli in un secondo piano. Credo, senza timore di smentita, che certi storici si debbano adeguare all’evidenza che una parte di storia debba essere accettata e riscritta.
… all’ indagine. Al modo in cui si sono affrontati gli argomenti. Tutto qua.
All’aeroporto di Tempelhof non si poteva entrare in qualche modo nel tunnel verso la Cancelleria?
La ricerca del sottomarino a La caleta de Los Loros è stata abbandonata con una certa rassegnazione. Hanno scansionato solo un decimo della zona presa in esame poi tutto è stato abbandonato. Perché?
A casa del gen. Franco, in Spagna, forse si poteva ottenere di più con meno spavalderia… E’ chiaro che se si entra in 3 o 4 con 2 videocamere e non si dice niente a nessuno si ottiene quella reazione che abbiamo visto tutti…
A casa Inalco non si è fatto niente di più di un timidissimo tentativo. Non si poteva chiedere di più? Ci si è accontentati di un condotto d’aria?
A casa degli Eichhorn ci si è fatti sbattere la porta in faccia così, senza dire neanche una parola?
Perchè qualcuno di informato non ha aperto un tavolo di confronto tra le varie teorie di fuga conosciute al fine di discuterle e prendere poi in esame solo le più probabili?
Come ad esempio, quella del volo, nel corridoio libero e aereo, in Danimarca…
Credo che anche l’ investigatore più annoiato andrebbe a controllare se, per esempio, la pista Berlino-Hörsching (aeroporto austriaco)-Barcellona trova conferma; se l’ha fatto un giornalista privato come Abel Basti vuol dire che si può fare. Se in “L’esilio di Hitler” si pubblicano prove come quella mostrata a lato, la cosa meriterebbe una verifica.
Diversamente, potrebbe essere lecito pensare che la serie “Hunting Hitler” di History channel sia solo la trasposizione in video del libro di Jerome R.Corsi.
Mi sono chiesto perchè l’equipe che abbiamo visto su History channel abbia seguito pedissequamente solo le tracce FBI senza mai muovere un dubbio, una critica …
perchè, per esempio, non ha verificato altre ipotesi; quelle lasciate da Abel Basti (autore di “Hitler en Argentin”), che ha speso 7 anni di ricerche in Argentina o quelle di Patrick Burnside (autore di “El escape de Hitler“) che fece ricerche da Mosca alla Patagonia per vent’anni?La ragione della scelta di seguire la pista FBI consiste nel nel fatto che è la sola a garantire l’immunità intellettiva e legale per realizzare la serie televisiva.
Diversamente si sarebbero corsi dei rischi altissimi di denunce per danni alla proprietà intellettuale mossi dalle edizioni letterarie dei libri sopracitati. Cosa sarebbe successo se nel corso delle indagini avessero sbugiardato le teorie e le testimonianze raccolte dagli scrittori? I libri ne avrebbero sicuramente accusato il colpo, soprattutto nelle vendite.
A mio modo di vedere, questo aspetto è decisivo.
articolo composto il giorno 9 dicembre 2015. Prima della puntata finale programmata da History channel.
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