In Romagna, una volta si sentiva dire: ” ma c’raza d’una zent l’era, quela? ” (ma che razza di gente era, quella?). E credo che l’etimologia del detto derivi in qualche modo da un un concetto di estrema diversità e di intolleranza verso le razze non conosciute. Si è detto spesso che i tedeschi si sono distinti in efferatezza durante il secondo conflitto mondiale; in realtà non è poi così vero, non sono proprio da primato ma quasi. Nel medioevo e ancora prima abbiamo tracce di cose assolutamente barbare; certo è che i popoli sassoni, in queste cose ci sono sempre in mezzo. Sarà questione di razza, allora?
Dirò, a questo proposito, che non tutti i reparti tedeschi e non tutti i reparti fascisti ebbero, nella guerra che conosciamo (come tutte quelle di guerra civile, sporca e feroce), eguale comportamento. Ve ne furono di sufficientemente umani, se non addirittura corretti e ve ne furono di spietati. V’erano differenze anche tra le molte polizie ufficiali e «private» che imperversavano nelle città, e tra le «ville tristi» dove sgherri, autorizzati e non, si abbandonavano alle loro vendette; eseguivano le loro torture e le loro uccisioni senza farsi troppi problemi. Le polizie erano l’una contro l’altra armate; il bieco Pietro Koch (che ricordo essere il torturatore fascista che terrorizzò Milano) trasferitosi a Milano come sappiamo, dopo la caduta di Roma, e messosi agli ordini di Buffarini Guidi, fu arrestato il 24 settembre da un drappello della Legione Muti al comando del questore Bettini: perché, osservava Bettini, l’opera di Koch «è ormai diventata… un’infamia e un marchio di Milano». Un fatto davvero raro! Nei locali della Villa Triste milanese di via Paolo Uccello a San Siro, che di Koch era il Quartier generale, furono scoperti «un gran numero di prigionieri che erano stati nei decorsi mesi o passati alle carceri o rimessi in libertà.., con atto assolutamente arbitrario si usava dividere quello che si toglieva al prigioniero». Gli interrogatori della Villa Triste di Milano avevano una scenografia caricaturalmente giudiziaria, un lampadario 900 pendeva dal soffitto a stucchi, Koch presiedeva, domande e risposte erano interrotte da percosse e torture. Una segretaria verbalizzava I’«udienza» alla macchina da scrivere ma di tanto in tanto si alzava per sferrare calci negli stinchi ai prigionieri. Un grande.
A Faenza però non ci siamo fatti mancare nulla. Non volevamo essere da meno. A Villa S.Prospero ( qui si guardi il DvD di Errano 44 per ulteriori info ) c’è ancora questo posto dove Raffaele Raffaeli imperversava con torture ed altre indicibili punizioni sui suoi malcapitati. Le urla notturne si sentivano fino a 3 Km (verso Celle e Faenza ) e nessuno si sognava di denunciare la cosa. Nessuno. Per anni. Se i fascisti ti cercavano, ti fermavano per la strada e ti chiedevano: “che tempo fa oggi?” e, qualunque cosa tu rispondessi, aggiungevano: ” allora è tempo di venire con noi! ” e ti portavano a Villa S.Prospero. Spiritoso, no? In questo modo si sono perse le tracce di centinaia di capifamiglia, preti, politici e funzionari vari non compiacenti. Esistono ampie documentazioni.
Nel frattempo, se la Wehrmacht continuava a battersi con onore e il capo delle SS in Italia (generale Wolff) già meditava i suoi propositi di trattativa e di resa, altri come il maggiore Reder dava sfogo a un furore insieme metodico e allucinato. V’era una logica militare nei rastrellamenti che i tedeschi compirono a ridosso della linea Gotica, per ripulirne le retrovie, a costo di creare la terra bruciata. Ma l’interpretazione che alcuni ufficiali ne diedero fu terrificante. Qualcuno ha ritracciato l’itinerario di sangue dei battaglioni SS. Reder, detto “il monco”, cominciò la sua opera il 12 agosto a Sant’Anna di Stazzema in Lucchesia (360 vittime civili); quindi, superato l’Appennino, fece 107 vittime a Valla, poi ordinò d’impiccare a San Terenzio 53 ostaggi che dalla Lucchesia s’era trascinati dietro. Il 24 agosto, affiancato da brigatisti neri, distrusse Vinca nel comune di Fivizzano, il 13 settembre procedette alla fucilazione di 108 rastrellati, il 16 settembre devastò e uccise a Bergiola e infine tra il 29 settembre e il primo ottobre compì l’ultima e maggiore strage a Marzabotto.
Questo simpatico signore, secondo un comunicato del Vaticano,cioè il criminale nazista che sta scontando l’ ergastolo nel carcere di Gaeta per la strage di Marzabotto, ” desidera tornare in patria con il perdono dei parenti delle vittime” e dice di voler “scomparire nel silenzio” e chiede che pensino a lui come a “un fratello infelice, ritrovato dopo tanto tempo”. Struggente! No? E’ stato riconosciuto colpevole per Marzabotto ma NON per S.Anna di Stazzema perché non fu lui a dare “l’ordine finale”! Carino, no? La Giustizia ha trionfato ancora. Se si ha voglia di approfondire l’argomento si vada qui. C’e n’è per “sette castighi!”.
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