Il Paraguay, il Cile e Hitler_2

In brevissimo tempo, dal 1929 in poi, sorsero scuole tedesche, Chiese Evangeliche, scuole di canto, ospedali tedeschi, club sportivi e i settori giovanili dedicati al nazionalsocialismo. Quest’ “Unione Germanica” – o Deutcher Volksbund Fuer Paraguay -, fu l’ente sociale, diretto dal partito nazista, che si ritrovò ad amministrare fondi finanziari praticamente immensi unitamente ad una quantità di proprietà tedesche – appoggiate dalla classe dirigente del Paraguay, fino ad arrivare all’Ambasciata e i Consolati relativi. Alla fine degli anni ’30 si diceva che uomini del NSDAP erano in agguato nel sud del Brasile, Argentina e Uruguay e Bolivia e nel nord agentino-cileno. I nazisti che fuggivano dal Brasile passavano per Misiones con armi e altri equipaggiamenti e proseguivano fino in Paraguay (si dice a Colonia Hohenau). I servizi segreti tedeschi avevano informato il Terzo Reich che l’importanza strategica territorio uruguayano era relativa, da un lato perchè le risorse naturali del Paese erano poche ma la sua posizione strategica con le 3 frontiere che univano Brasile e Argentina e per alcuni latitanti era un rifugio di una certa importanza.
In Paraguay, alla fine degli anni 30, le organizzazioni tedesche esibivano pubblicamente le svastiche, facevano cerimonie e parate, e i ritratti di Hitler si moltiplicavano arrivando pure negli uffici pubblici. Forse tuttoquesto l’avevo già detto.

La storia della protezione dei nazisti latitanti, comunque, in Paraguay è strettamente legata al dittatore Alfredo Stroessner e alla presenza di Mengele. Un personaggio di origini chiaramente tedesche che si distinse per aver soppresso qui i diritti individuali delle persone sospettate di dissidenza, mantenendo lo stato d’assedio per lunghi periodi, limitazioni alla libertà che sospendeva solo alcuni giorni prima dei comizi che controllava a suo beneficio. Durante il suo mandato, durato 35 anni, erano attivi alcuni gruppi paramilitari che evidenziarono casi di tortura ai danni di oppositori del regime. Questa situazione era appoggiata anche dagli Stati Uniti, che vedevano in lui un baluardo contro l’avanzata del comunismo nel continente.

Il Cile, secondo un censimento abbastanza recente, possedeva una diffusione del nazionalsocialismo così elevata da far pensare come alla culla del possibilissimo Quarto Reich. La repressione aveva portato a creare olte 754 campi di tortura e prigionia principalmente per i dissidenti, o sospettati tali, del regime. Zona sotto il completo controllo di Walter Rauff, con i suoi uomini che avevano sotto il loro comando praticamente un esercito numerosissimo di volontari locali. ll popolo non allineato al pensiero tedesco viveva nel silenzio più totale e nella rassegnazione.
Rauff fu funzionario del Ministero della Marina Tedesca sino al 1937. L’anno seguente fu arruolato nelle file delle SD, i servizi segreti delle SS comandate da Heydrich, per poi passare a comandare un dipartimento della polizia criminale nazista su espressa scelta di Hitler. Ricordo che i gaswagen, camion a gas, furono utilizzati già negli anni trenta per eliminare fisicamente i condannati delle grandi Purghe: con questo termine s’intende una vasta repressione avvenuta nell’Unione Sovietica di Stalin durante la seconda metà degli anni trenta.
Nella Germania nazista i camion a gas erano prodotti da imprese quali la Diamond o la Opel Blitz. Il funzionamento era semplice: il camion era sigillato internamente e il cassone, in cui era fatto confluire il gas di scarico del motore, funzionava come una camera a gas, uccidendo le persone stipate al suo interno grazie all’azione del monossido di carbonio.
La crudeltà nazista in Cile non aveva limiti: i prigionieri comprendevano con largo anticipo la sorte che li attendeva oltre la porta poiché questo tipo di camion necessitava di notevole e continua manutenzione, e la stessa era affidata a quelle povere persone abbandonate da tutti.
Walter Rauff fu un vero protagonista di questo strumento. Con particolare riguardo alle tecniche di sterminio che facevano uso della corrente eletttrica.
Nel campo di sterminio di Chelmno, in tedesco Kulmhof, in Polonia erano attivi diversi Gaswagen. In un archivio delle SS fu ritrovato un documento che recita: « Nel giro di sei mesi, tre di questi camion hanno trattato 97.000 pezzi senza inconvenienti di sorta.» Come tra l’altro ammise persino Goering a Norimberga: a quel tempo tuttociò era una disposizione governativa! Ricordo che a pieno carico i camion della morte contenevano 150 adulti e 200 bimbi. Tutti stipati come sardine.
A conflitto terminato Rauff lasciò la città di Genova nel 1949, dove qui aveva vissuto al riparo da ogni tipo di problema con moglie e figli, alla volta del Cile, dove fu nominato ad honorem dirigente della polizia segreta cilena durante la dittatura di Pinochet dove qui divenne anche capo della progettazione di campi segreti di sterminio e coercizione.

 


Il Paraguay e Hitler.

Bene. Sono solo in casa. E perciò scrivo ciò che mi passa per la testa.
Tirando fuori tutto il bene e tutto il male che è in me.
Ieri sera ho visto un roba su History channel che mi ha fatto pensare.
Era la “Reggia del Fuhrer”. E c’era un tizio che ripeteva spesso che il regime di Hitler era criminale. Certo.
Chi potrebbe contestarlo?

No, solo che ogni cosa andrebbe contestualizzata nel tempo in cui si è svolta.
Se potessi chiedere ad un tedesco degli anni ’40 se ciò che Hitler faceva fosse sbagliata o no, o non saprebbe rispondere con esattezza, oppure direbbe che se l’ha fatta ci sarà stata una ragione.
Proviamo a pensarci. Come può essere che quasi 90 milioni di tedeschi abbiano abbracciato il nazismo e oggi tutti lo rinneghino?
Com’è che tutti oggi i contemporanei parlano convinti della criminalità di un regime quando i loro padri e i loro nonni invece lo acclamavano?
Stavano sbagliando tutto?

Non è possibile. Non è sostenibile.
Mi sono fatto l’idea che si dibatte l’argomento in base alle informazioni assunte sino ad oggi e in base al risultato bellico inconfutabile della seconda guerra mondiale. Cioè, voglio dire, – per assurdo -, se Hitler avesse vinto la guerra siamo proprio sicuri che la tirannia avrebbe dominato il mondo?

Comunque, sono i risultati che determinano le opinioni.
I perdenti hanno sempre torto e i vincitori sempre ragione.
Strano. Perchè il pensiero, le intenzioni di Hitler erano ben specificate nei suoi scritti, fin dal 1926. Quando aveva parlato nelle birrerie di Monaco, nel Mein Kampf, poi a Norimberga, i concetti erano apparsi chiari. Oggi vengono accolti come una cozzaglia di bestialità, ma al tempo lo hanno letto tutti e tutti lo hanno approvato e poi acclamato.
Certo, nel Mein Kampf non c’era la spiegazione della soluzione finale e tutti i dettagli che hanno reso disumana la pratica dell’antisemitismo, ma quest’ultimo non nasce da Hitler ma nasce in Europa nel fine ‘800; il Fuhrer lo ha solo veicolato contro gli ebrei e a quel tempo nessuno si è opposto.
Così in Germania come in altre parti del mondo. Sudamerica compresa. Persino in Paraguay.
Ho studiato un po’, ho letto (credo) abbastanza ed ora condivido ciò che mi è rimasto in testa.

Sembra che Adolf Hitler, durante il suo esilio in Sud America, non rimase mai fermo a lungo – cioè imboscato sempre nello stesso posto – ma esistono tracce che lo testimoniano in movimento. Ciò per diversi motivi. O almeno, questa è una mia idea. In primis, dopo la fine del conflitto, ne era costretto per non essere rintracciato. Ricordo che parlando di Hiltler comprendo anche tutto il suo, pur piccolo, entourage: una o più guardie del corpo, moglie e una figlia più tutto quello che faceva parte del suo bagaglio personale. Che non doveva essere poco…, poi gli spostamenti erano dovuti a ragioni di depistaggio per eventuali investigatori, compresi anche i Paesi considerati amici: l’Argentina, il Brasile, il Cile, perchè fidarsi va bene ma, una parola che può compremettere tutto.
Verosimilmente, dal 1950 la tensione, la paura doveva essere scesa e la cosa ha aumentato considerevolmente la sua sociologia… Qui, attenzione: compresi anche probabili nemici interni al nazismo, come poteva essere anche il Vice Fuhrer Martin Bormann, considrato un “traditore”, come ancora altri gruppi anonimi che avrebbero potuto rappresentare un pericolo assoluto.

E sopra ho citato il Paraguay. Varrà forse la pena di dire che il Paese è stato uno dei più “nazificati” per influsso del Terzo Reich, tanto che la sua influenza investì ampi settori ufficiali, militari ed imprenditoriali.
Ho letto che il gruppo NSDAP (in Paraguay) è il più antico del mondo e venne addirittura riconosciuto dalla direzione del partito nel 1929. La sua attività nazionalsocialista fra i tedeschi del Paraguay esordì nel 1927 nella città di Villarica e finì per poi propagarsi velocissimamente in tutto il Paese. Questa escalation di diffusione fu molto simile a quelli di altri Paesi, come per esempio l’Argentina – usando strumenti come la stampa di pubblicazioni pro-nazismo, pamphlet, giornali, riviste e libri di vario contenuto nazionalsocialista.
Per alcuni ricercatori, come ad esempio Gaby Weber, i primi circoli nazionalsocialisti, al di fuori del Reich, nacquero per iniziativa di isolati membri del partito e non per un ordine centrale: 1929 in Paraguay, 1930 in Svizzera e Stati Uniti, 1931 in altri 17 Paesi fra i quali Argentina, Cile, Bolivia e Messico.
La cosa che accomunava tutti era il grandissimo entusiasmo dei membri. Vennero qui poi fondate scuole, club e altre organizzazioni tedesche in modo tale che sommando gli sforzi di tutte le organizzazioni si propagasse la dottrina nazista  in ogni dove. Alla fine del 1930 la comunità tedesca raggiunse i 30mila membri, moltissimi in possesso della doppia nazionalità.

continua


commento ai commenti…

Se si prova a cercare e leggere (magari nella propria lingua) a questo indirizzo: https://crusaderping.wordpress.com/tag/nazi-interrogation-archiv-datenbank/ si noterà che i commenti di questo blogger sono solo distruttivi e per niente istruttivi.
E non è così che si fa.
Certo che le cose che ho scritto nel 2015 e nel 2016 sulla serie Hunting Hiltler sono in larga parte condivisibili da molti, specialmente nella sostanza dello spettacolo, ma un conto è gettare solo fango sulla serie e un conto è discuterne e dibatterne i contenuti.

Durante gli interrogatori di Norimberga un ex-ufficiale tedesco, un aiutante navale (oggi deceduto), raccontò che il piano di fuga dal Reich iniziò la mattina presto del 21apr1945 dalla pista di Berlino-Staaken e da Tempelhof; in tutto, quella mattina 8 aerei. Ma ce ne furono molti altri. I primi 2 aerei erano stipati dei beni personali di Hitler ed Eva Braun.

monastero di Samos

Ricordo, che gli aeroporti non sono stati sotto il controllo dei russi , nè degli alleati in genere, fino a 7 giorni dopo il volo menzionato, cioè del 21 e un particolare salta all’occhio del curioso: qui la gente sta ancora zitta ed evita del tutto l’argomento. Non vogliono parlarne.
Un ulteriore testimone, nel 2015 un ottantenne che al tempo era stato nella gioventù hitleriana, riferì che un suo superiore gli ordinò di non sparare se avesse visto aerei sopra l’aeroporto perchè sarebbero stati velivoli tedeschi. Sembra che al team di Bob Baer, su richiesta, avrebbe prodotto poi addirittura delle foto dell’aeroporto da mostrare poi alla sua fidanzata di quei giorni.

Durante la guerra una importante rete di gallerie sotterranee, facilmente accessibile dal bunker del Fuhrer, era stata costruita sotto Berlino; più di 145 Km di tunnel!
Da qui avrebbe potuto raggiungere qualsiasi punto e totalmente indisturbato.
Hitler aveva un’altra città sotto di lui e nessuno lo sapeva. Oggi la via di fuga dal bunker è una linea della metropolitana verso Tempelhof (la U6).

Da indagini effettuate e comprovate, il Fuhrer sia stato visto proprio di persona nel monastero di Samos, in Spagna, proprio in quei giorni.
E a questo punto occorre fare un po’ di chiarezza con alcuni dettagli.

Non è ancora chiaro quale sia il secondo convento di frati che appartenga ad un un ordine, con sedi anche in Argentina, dove ufficiali della delegazione argentina in Spagna procedevano allora ad inserire documenti e beni nelle valigie loro diplomatiche. Ricordo che queste ultime non venivano controllate, nè registrate, dalle eventuali dogane aeree e portuali.
Quindi materiale trasparente, così come le persone aggregate che viaggiavano appresso gli invii.
Dal porto di Vigo, come ho scritto nell’articolo (https://team557.wordpress.com/2018/04/08/osservando-hunting-hitler/) c’era quindi, ma non solo: anche da Genova, in Italia, c’era un’ altra via sicura e non controllata.
La collaborazione dei frati di questi conventi era incondizionata, dovuta al fatto che moltissimi di loro erano tedeschi con famiglie che vivevano nel Reich; e la Gestapo controllava la loro posta. La pressione quindi era arrivata agli estremi tanto da minacciarli di sterminare le loro famiglie. Questa informazione fu fornita da un Membro Militare degli Stati Uniti in Svizzera datato 28mar1945. Solo due giorni dopo che l’Argentina aveva dichiarato guerra all’Asse, questo per compiacere gli USA che li avevano minacciati estrometterli dalla Società delle Nazioni e invece sotto sotto, continuavano a collaborare stabilmente coi nazisti.
Un impiegato di una dogana riferì che un U-Boot solo il 17feb1945 caricò i seguenti valori: 187.692.400 marchi; 17.576.500 dollari; 4.682.500 sterline inglesi, 24.976.500 franchi svizzeri; 8.379.000 fiorini olandesi; 17.280.000 franchi belgi e 54.963.000 franchi francesi + 87 Kg di platino, 2.511 Kg in oro e 4.938 carati di diamanti.
L’articolo fu pubblicato dal quotidiano francese “Le Figarò” che dichiarò essere il trasporto 17/44 e che tasporti anche più voluminosi partivano da Cadice, Spagna, verso l’Argentina ad intervalli regolari di 6/8 settimane e sembra che giungessero nella baia di Sanborombon ed in altri lidi, fino a quello di San Sebastian.
Ancora secondo un rapporto desecretato americano dell’FBI, alla fine del conflitto, mancavano all’appello circa 65 U-Boot all’appello, tutti carichi e stipati di materiale in casse recanti la scritta “Gheime Reichssage”.

Quindi, che i documentari di History channel che mi recitano che Hitler si è sparato un colpo in testa ed è morto nel bunker di Berlino mi sembra sia una roba solo per allocchi.


bomba o non bomba?

… cantava Antonello Venditti.

Qualcuno ricorda che il “25 febbraio 1942, a Los Angeles risuonò l’allarme aereo, la gente corse ai ripari, gli scoppi della contraerea illuminarono il cielo, ma il nemico non solcava i cieli, non c’era nessuna incursione e a terra non cadevano bombe…”.
E allora?   Intanto però, erano trascorse solo poche settimane dall’attacco su Pearl Harbor e gli americani temevano un attacco giapponese sul suolo statunitense da parte del nemico. E la paura faceva davvero 90!


Una domanda ovvia:
– cosa ha fatto scattare l’allarme antiaereo?
Un cormorano che volava troppo veloce?

e ancora:

– cosa poi hanno visto gli operatori della contraerea per sparare nel cielo per quasi un’ora, con un frastuono da finimondo?
Erano forse in preda ai fumi di una qualche erba tagliata male?
Sto scherzando.
Immagino che dopo l’attacco giapponese la nevrosi di quei giorni fosse pressochè al limite, ma certe risposte, temo, ancora oggi rimarrebbero inevase; bisognerebbe poterlo chiedere a qualche soldato di quel tempo, ma il punto è un altro: i giapponesi sarebbero davvero poi stati in grado di portare un attacco vero agli Stati Uniti su suolo americano?
Un filmato di quei giorni riporta una pagina di giornale un titolo a 4 colonne con: – ha inizio la battaglia di Los Angeles. ll Grande Raid!, ma del nemico nessun avvistamento certo… -.
Quindi?   Quindi niente. Da un rapporto militare però si evince che lo stato d’allerta durò quasi 5 ore di tensione completa.

Come ho scritto in precedenza, un primo tentativo di attacco era stato approntato nei primi mesi del 1944 coi famosi palloni aero-statici che dovevano sganciare bombe incendiarie sull’America sfruttando le correnti d’aria propizie. Fino al 1945 i giapponesi lanciarono circa 9mila ordigni e di questi, solo 900 raggiunsero effettivamente gli Stati Uniti, creando, in vero, qualche danno che il governo tenne però opportunamente segreto, ma la tecnologia fu giudicata presto troppo poco efficace e priva di qualche riscontro.
Ai giapponesi serviva un’idea più devastante e più risolutiva.
Qualcosa di nuovo e magari, di non convenzionale.

Ed infatti qualcosa c’era.
Qualcosa studiato dall’Unità 731. Ne avevo parlato nell’articolo “Hitler e la guerra batteriologica segreta” e in “Unità 731. more infos“, pubblicati all’inizio di maggio del 2018, ma giusto oggi c’è qualcosa di nuovo e di più fondato ancora.

Ho scoperto che nel 1995 sono stati desecretati alcuni documenti rivelanti prove che l’Unità 731 era sul punto di usare armi di distruzione di massa con un piano ben studiato e strutturato dalla Marina Imperiale giapponese.
Un test nipponico dell’ottobre del 1940 effettuato su Nim Bo, nel nord est della Cina, aveva ottenuto un successo eclatante scatenando la peste bubbonica e aveva dimostrato che la cosa funzionava davvero; ma il metodo di propagazione, via-palloni aerostatici, aveva incontrato alcuni ostacoli per via della sua sporadicità e per la totale mancanza di controllo nell’inoculazione.

Ma nel 1944 era stata ultimata una bomba nuova batteriologica, lunga 60 cm, con all’interno uno spazio per la soluzione batterica ad alto potenziale studiata dall’unità 731 e con involucro in ceramica, adatto a non danneggiare l’agente patogeno all’atto della sua frantumazione.

Per colpire il popolo americano l’imperativo era quello di diffondere in maniera più vasta possibile il battere della peste bubbonica che nel mondo aveva già mietuto oltre 200 milioni di vittime.
Per raggiungere questo scopo i giapponesi si erano avvalsi della vivisezione e l’applicazione di oltre 150 varianti del ceppo per risultare estremamente letali e risolutive.
Test ulteriori furono attuati su aeree più ampie della popolazione cinese che sterminarono nel giro di un mese diverse migliaia di civili, usando fino a 10 varianti della bomba batteriologica per studiarne gli effetti sul campo.
Legavano gruppi di due persone a dei pali e bombardavano l’area predestinata con lo scopo di infettare, non di ucciderle direttamente.
Poi il personale addetto dell’unità 731 passava a raccogliere i dati dell’esperimento.
Migliaia di soldati britannici, americani, catturati ad Hong Kong, Singapore e nelle Filippine, vennero condotti nei campi della Manchuria (es. Mukden) ed esposti volutamente alla dissenteria ed altre malattie infettive da un’unità dipendente dall’unità principale 731 generando un ritmo di decessi di 186 morti in 5 giorni per oltre 40 giorni.
Per dare un esempio dell’efficacia della tecnologia giapponese riporto un caso accaduto nel 1942. A quel tempo l’America voleva vendicare Pearl Harbour e inviò 16 bombardieri da una portaerei nel Pacifico ad oltre 1000 Km dal Giappone. Questi bombardieri (B-25), col compito di colpire Tokio, non poterono ri-atterrare sulla portaerei e furono costretti a rifugiarsi in un villaggio in Cina, aiutati dai locali.
La punizione inflitta dai giapponesi dell’unità 731 a quel villaggio cinese fu batteriologica e, mostruosamente, si ripresenta ciclicamente ancora oggi, dopo oltre 70 anni, senza ancora essere stata debellata interamente (fonte di Pechino).
Nel frattempo, gli americani avevano conquistato le Marianne, ad appena 2000Km dall’Impero giapponese e sarebbe servita una tecnica nuova, veloce e precisa, per sferrare una attacco letale in grado di colpire il nemico in modo non prevedibile e tantomeno convenzionale.

La Marina giapponese aveva ultimato un nuovo tipo di sottomarino: l’I400: il più grande sottomarino della seconda guerra mondiale.
A differenza di tutti gli altri, aveva due grandi compartimenti stagni che, affiancati, gli conferivano una grande stabilità sull’asse di rollio e questo consentì ai progettisti di costruire un sottomarino più alto, consentendo loro di prevedere un comparto superiore. Un ampio hangar dove alloggiare tre velivoli idrovolanti 6run ad ala piaghevole, come formidabile strumento d’offesa, per raggiungere le coste del nordAmerica senza essere avvistati e lanciare l’attacco biologico per diffondere la peste bubbonica programmata.
La cosa particolare è che fu proprio la Marina Imperiale a proporre questa tipologia di attacco, nonostante lo studio delle proprietà batteriologiche provenisse dall’ormai lontano 1930.


Il testing del sommergibile fu ultimato nel giugno del 1945 ma gli americani erano ormai ad Iwo Jima e, da lì a pochissimo, alle esplosioni di Jiroshima e Nagasaki, quindi alla resa finale giapponese, con l’abbandono ovvio del progetto e del mezzo.

Gli americani vennero a sapere del progetto solo a guerra conclusa e comunicarono che il piano risultava come “operazione px” con tre obiettivi principali: San Diego, Los Angeles e San Francisco.
La guardia costiera giapponese ha affermato che i sommergibili sarebbero stati ammassati e dimenticati dalle forze americane, dopo la resa nel 1945, nella baia delle isole Goto, nella prefettura di Nagasaki. Erano tutti a 200m di profondità e sono stati rilevati di 122m di lunghezza, 15 di larghezza e 10 di altezza da un sonar speciale di ultima generazione.


Poteva trasportare 144 uomini di equipaggio e tre idrovolanti Aichi M6A Seiran.
L’I402 fu costruito nel luglio del 1945 per colpire il continente americano ma non ebbe mai modo di sferrare nessun attacco e cadde in mano statunitense immediatamente dopo il bombardamento di Hiroshima e la seguente resa.
I Giapponesi, infatti, consegnarono l’unità dopo aver scaricato in mare siluri e aerei. Dopo la resa le Autorità Sovietiche chiesero di ispezionare l’arma segreta giapponese, gli Americani decisero di affondare intenzionalmente il sottomarino al largo di Oahu e riferirono di averne perso le tracce.
Un altro particolare è che fu scoperto al largo delle Hawaii e affondato dagli americani in un luogo segreto allo scopo di nasconderlo ai russi.


Fonti nipponiche scrivono che della classe I-400 ne furono costruiti 6, ed altri che invece furono usati prevalentemente ad uso di trasporto merci tra la Germania e il Giappone compreso il celebre I-51, noto per il trasporto di materiale fissile tedesco e radar costruiti dai giapponesi per il Terzo Reich.
Se la guerra fosse proseguita soltanto qualche mese gli americani avrebbero conosciuto verosimilmente una delle più grandi piaghe dell’umanità che li avrebbe portati a perdite incalcolabili con danni a seguire, per decenni.


Esisteva anche un piano B giapponese, scoperto nel 1995.
Era previsto pure uno sbarco di un’unità di truppe scelte preparate, incaricate di infettare le città della costa occidentale americana.
In pratica, kamikaze infettanti portatori di peste.

Ma la cosa incredibile è che a guerra finita l’America poi si impossessò dei risultati dell’unità 731 e garantì loro l’immunità dall’accusa di crimini di guerra in cambio di segreti, tecniche e risultati, ottenuti con decenni di esperimenti disumani.

>foto di supporto:
1. sommergibile I400
2. idrovolante Aichi M6A Seiran
3. team giap di supporto
4. team 731 (foto di gruppo)
5. test su Nim Bo
6. museo di Nim Bo
7. sede di sviluppo dei batteri (1944)
8. effetti e test malattie infettive
9. esperimenti disumani
10. campo di prigionia di Mukden
11. prigionieri britannici
12. complicità dell’Alto Comando