8 settembre 1943 – mercoledi notte

  • ore 20: Hitler ordina l’esecuzione del piano Acse:
    completo dominio tedesco su tutto il territorio italiano e disarmo dell’esercito.
    Carboni ordina di trasmettere alle truppe del C.A.M il segnale di allarme.
    Sandalli ordina il trasferimento di Superaereo da Palestrina a Roma e la sospensione di tutte le missioni offensive.
    De Courten ordina l’immediata cessazione di tutte le ostilità verso gli alleati e l’inizio delle clausole armistiziali (la consegna totale della flotta).
    De Courten a colloquio telefonico con Bergamini parla della volontà di autoaffondarsi e del rispetto degli ordini impartiti.
  • ore 20,30: i tedeschi compiono il primo e decisivo atto militare di quella notte.
    Occupano il deposito carburanti di Mezzocamino (sulla via Ostiense) con 16mila tonnellate di carburante: la riserva più importante del C.S. italiano.
    Il comando della divisione Acqui a Cefalonia riceveva intanto, come molti altri reparti italiani dislocati fuori dall’Italia, l’ordine di non ingaggiare il combattimento se i tedeschi non tentassero atti di violenza: – si dovrà reagire con la forza soltanto in caso di attacco, da qualunque parte venisse..” – firmato generale Vecchiarelli, comandante dell’undicesima armata.
  • reazione furibonda di Mussolini al Gran Sasso.
  • ore 22: la radio tedesca annuncia l’armistizio.
    Carboni ribadisce ai suoi di rispettare l’ordine Roatta-Ambrosio: – qualora reparti germanici avanzino senza compiere atti ostili, possono essere lasciati passare attraverso posti di blocco -.
    I paracadutisti della 2° divisione tedesca arrivano davanti alla Granatieri di Sardegna, sulla Magliana, a circa dieci chilometri dal centro di Roma.
  • ore 22,30: inizia il coprifuoco a Roma.
  • ore 23: incontro Vittorio Emanuele-Carboni: Carboni riferisce al sovrano che i tedeschi stanno abbandonando l’ambasciata e bruciano tutti i documenti riservati. “Si stanno ritirando senza attaccare…” dice lo speranzoso ed ingenuo generale italiano.
    Evidenziamo il sacrificio del generale Ferrante Gonzaga del Vodice, comandante della 222° divisione costiera tra Battipaglia ed Eboli: viene ucciso su due piedi quando rifiuta di consegnare le armi e di arrendersi.
  • ore 24: inizia lo sbarco a Salerno: i tedeschi sono pronti.
    Non ci sarà nessuna sorpresa!
    Individuata con precisione la zona di sbarco, Kesselring ordina di aumentare la pressione intorno a Roma. Bisogna risolvere in fretta “il problema” della capitale e dedicarsi poi agli alleati a Salerno.

I tedeschi inizieranno, da questo momento, anche a cercare di saccheggiare le banche locali incontrate e tentare di accapparrarsi tutte le risorse materiali disponibili. L’Italia era considerata in totale disfacimento e quindi non c’era ragione di sprecare ogni cosa considerata utile.
L’episodio dell’occupazione del deposito di Mezzocamino, seguito poi da quello del deposito di Verranello, è l’esempio lampante della sprovvedutezza dei nostri comandi.
Direi, epica. La grande scusa, invocata per giustificare per decenni a seguire della mancata difesa di Roma, è sempre stata la mancanza di carburante per poter usare al meglio le nostre divisioni corazzate.
Le poche ignare sentinelle furono immediatamente disarmate e messe fuori combattimento dopo neanche mezz’ora dopo il proclama di Badoglio.
Certo, che se ad un deposito così importante si mettono solo 3 sentinelle, con 3 fucilini a tappi, vuol dire che come Comandante devi andare a fare un altro mestiere.

Mussolini al Gran Sasso: era scattato in piedi gesticolando; aveva scaraventato via il libro che stava leggendo, poi si era messo ad urlare contro Badoglio gridando al tradimento! “Vedrete ora cosa ci faranno i tedeschi!
Non tollereranno mai questo tradimento
!”.
E aveva ragione.

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