Hitler e la guerra batteriologica segreta

Durante la seconda guerra mondiale la guerra batteriologica Hitler non fu mai d’accordo nell’usarla ma il comando Supremo invece premeva per adoperarla e alla fine si adottò il compromesso di creare un programma particolare, non pubblicizzato e clandestino, per realizzare una nuova arma gestibile dalla macchina da guerra nazista.
In realtà lo scenario possibile era davvero spaventoso, anche per le generazioni future al conflitto.
Un aspetto fondamentale era che il tutto doveva assolutamente rimanere segreto perchè, oltre gli ovvi motivi militari, era un argomento oltremodo moralmente riprorevole.
Già nell’estate del 1943 la guerra sembrava già a favore degli Alleati; gli eserciti di Rommel in Africa si erano arresi, i sovietici stavano respingendo le armate di Hitler fuori dalla Russia e alla Germania servivano nuove opzioni per ribaltare le sorti della guerra, quindi la tematica della guerra batteriologica improvvisamente assumeva ora toni molto più sfumati.

1979 x 311 px

Un episodio-chiave. In estate, U-boote tedeschi si incontrarono nell’Atlantico per scambiare informazioni sulle ricerche in merito alla guerra biologica.
La procedura concordata obbligò scienziati tedeschi a fare la vita dei sommergibilisti per mesi, stipati fino all’inverosimile negli scafi, per confrontare le loro scoperte, nella speranza di ottenere una formula o un metodo innovativo per riportare in vantaggio l’Asse. Gruppi di oltre 50 persone vennero compresse in spazi angusti sapendo che molti probabilmente non avrebbero più messo piede sulla terra ferma.
Per questi scienziati non abituati alla battaglia fu una terribile traversia. Con la chinetosi, la claustrofobia, la paura, con niente da fare per mesi, le circostanze costrinsero, in quell’inferno e quando sembrava che tutto fosse perduto, alcuni al suicidio.
Documenti ritrovati dopo il conflitto hanno mostrato che il Gabinetto di Churchill, grazie ai codici decrittati della macchina Enigma, era riuscito a scoprire di questi incontri ma non fu in grado di fermarli, nè di intercettarli.
In Giappone, il protocollo di Ginevra non significava nulla e l’oscuro generale-scienziato Shiro Ishi, esperto dell’argomento batteriologico e medico brillante convinse gli Alti Comandi del Sol Levante a formare un team di sviluppo per lo sviluppo di un’arma terribile biologica mostrando i primi risultati ottenuti con l’aiuto di cavie umane.
Il team giapponese fu conosciuto come unità 731. In breve diventò noto per i suoi livelli di una crudeltà efferata e fu operativo in Manchuria.

1500 x 538 px

Questa zona, un angolo remoto della Cina occupata ed esplicitamente scelta da Ishi, fu selezionata perchè qui la polizia segreta poteva rapire le persone per poterle usare come appunto cavie umane da laboratorio.
Per i giapponesi del 1940 i cinesi non erano visti come una razza inferiore, ma nemmeno come esseri umani, quindi un qualcosa di sacrificabile come poteva esserlo un topo, uno scoiattolo, o un roditore qualsiasi. Li chiamavano: “pezzi di legno”.


I membri dell’unità 731 chiamavano così i prigionieri, per ironia, perchè la sede dove’erano rinchiusi era una segheria. Per la cronaca, la struttura si estendeva per 5 Km quadrati e conteneva fino a 500 prigionieri, il muro di cinta aveva il filo spinato ed era alto quasi 5m. Tramite esperimenti estremi, qui si studiava come i prigionieri resistessero al gelo, alle malattie inoculate e poi vivisezionati per rilevare come la malattia avesse progredito nel tempo. Esistono ancora documenti che testimoniano che l’unità 731 eseguiva asportazioni e dissezioni su persone coscienti, persone ancora vive, con una cattiveria sconvolgente.     Il tutto veniva operato senza alcuna anestesia.


Di particolare interesse per i giapponesi erano lo studio dell’antrace, la brucellosi e la febbre tifoidea. L’idea era quella di raccogliere tutti i germi possibili, metterli dentro delle bombe ed infine distruggere le popolazioni non desiderate. Semplice.
La malattia che più interessava Shiro Ishi era la peste bubbonica, di tutte, questa è quella conosciuta per mietere vittime senza il bisogno dell’esercito.


Le pulci furono così identificate come il vettore perfetto per diffondere questa infezione mortale ma per fare questo nacque il bisogno di milioni di pulci che necessariamente dovevano nutrirsi di sangue caldo e in Manchuria, guarda caso, i ratti pullulavano. Così si pensò a costruire un allevamento di topi alto 4 piani; una gigantesca fattoria di pulci che produceva mezzo miliardo di insetti infetti all’anno e quando si decise quale mezzo di diffusione usare, il team di Ishi si fece ispirare dalla tradizione giapponese: le bombe di ceramica erano praticamente perfette per l’uso: vanno in frantumi in pochi istanti e lasciano poche tracce. Le pulci vennero allora mischiate con pulci e grano per attirare l’attenzione dei topi.
Alla fine dell’ottobre del 1940 le bombe erano state testate su Nim Bo, nel nord est della Cina, con estremo successo scatenando la peste bubbonica. Da quel momento Ishi ebbe le prove che la cosa funzionava. Ishi voleva, a quel punto, provare con un nemico più lontano.

Il suo piano era quello di lanciare pulci infette sulle città dell’America occidentale. S.Francisco e Los Angeles, furono i suoi obiettivi principali, mediante i famosi palloni aerostatici.
Ma le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki impedirono lo svolgersi del piano, ma le ricerche erano anche nelle mani naziste e documenti scoperti recentemente rivelano che la Germania era davvero vicina ad organizzare un piano di guerra biologica spaventoso.

Hitler ad una conferenza sui problemi della malaria, nel 1942

Anche se Hitler aveva pubblicamente riconosciuto il protocollo del 1925, normalmente era solito disattendere le regole imposte e fece presto riferimento all’esperienza avuta nella Prima Guerra Mondiale; ripensando all’episodio del gas mostarda che gli provocò la perdita temporanea della vista disse: “gli inglesi non si fecero scrupoli allora nell’usare i gas, perchè ora dovrei farlo io?” Poi deve essere cresciuta in lui la cosapevolezza che una guerra biologica poteva facilmente sfuggire al controllo dell’aggressore per colpa di agenti atmosferici o altro e deve averci ripensato, pensando anche che in tema di agenti chimici gli Alleati potevano avere armi ancora migliori. Hitler sapeva che che avevano il Fosgene, tutto il cloro del mondo, il gas mostarda e il ricordo tremendo del suo problema probabilmente gli tolse il coraggio di usare quel tipo di arma.


Al contrario Himmler non aveva le stesse remore del Fuhrer e voleva a tutti i costi ritardare l’invasione alleata e confidò il progetto al suo medico, il dott. Kurt Blume. Ma, sotto sotto, Himmler cercava di aggirare il divieto di Hitler sulla costruzione di ogni arma biologica avviando disperatamente una ricerca forsennata di agenti che gli consentissero di usare questo tipo di arma. Mentre però le cose cominciavano a svilupparsi arrivò una notizia allarmante: la Gran Bretagna stava studiando un’arma biologica da lanciare sulla Germania! Un agente aveva informato che un bombardiere americano aveva consegnato un carico di dorifore delle patate da usare come arma. Un insetto innocuo per gli umani ma una minaccia per le patate, così importante per i tedeschi. Un insetto capace di distruggere interi raccolti. Ma la voce presto si rivelò falsa perche diramata dall’Intelligence britannica. Superata la paura, in Germania si tentarono esperimenti con le dorifore che però si rivelarono un disastro.

1224 x 246 px

Un tentativo allora fu fatto contro i prigionieri del campo di Dachau: un tentativo di contaminazione creò sorprendentemente una moria di 10mila italiani rinchiusi nel campo (disastro scoperto solo nel 2002) e parallelamente creò la conferma che c’era un rapporto tra i giapponesi ed i tedeschi: entrambi credevano di essere autorizzati ad usare i prigionieri come cavie umane, in quanto esseri di razza superiore.
E questa convinzione (non altro che una stupida convinzione) ha portato a compimento atti disumani contro altri esseri umani.
Oggi è incomprensibile pensare ad atti come quelli compiuti nel campo di Dachau; qui più di 40mila hanno perso la vita come vittime di crudeltà estreme messe in atto per il Terzo Reich.
Le cavie venivano messe in camere presurizzate per simulare l’alta quota, altri gettati in acqua gelata per studiare l’ipotermia, altri ancora obbligati a bere acqua marina finchè non impazzivano. Si studiavano gli effetti del tifo e del colera proprio come i giapponesi avevano fatto con la peste bubbonica.     Ma ciò che più interessava era la malaria.
Nella Prima Guerra mondiale le malattie avevano causato un terzo dei decessi dell’esercito, infettando un milione e mezzo di soldati, diffusa dalle zanzare, non lasciava solo morti ma anche sopravvisuti molto deboli ed esposti al contagio di altre infezioni e durante la Seconda Guerra mondiale stava uccidendo ancora e Himmler voleva usarla come arma. Ordinò ricerche approfondite trovando l’uomo perfetto per questo incarico: Klaus Shilling, che venne assunto assunto esplicitamente per l’applicazione della cura della malaria a Dachau.

1794 x 322 px

Ufficialmente doveva studiare un vaccino alla malaria, ma con l’autorizzazione a studiarne gli effetti sugli umani. Per gli studi di Shilling vennero scelti particolarmente preti cattolici ortodossi polacchi. Le SS ne avevano 2000. Forse perchè si temeva che persone così colte potessero ispirare e organizzare rivolte politiche all’interno dei campi.


Ma Himmler aveva altri piani e ordina a Shilling di studiare la perfetta arma biologica. A Dachau c’era un tecnica semplice ma efficace; si faceva infilare un braccio in una scatola piena di zanzare fameliche che attaccavano subito la carne umana: i preti si ammalavano subito ed i farmaci si potevano testare subito, senza rischi. Molti morivano poco dopo e i medici annotavano semplicemente le loro osservazioni.
I rapporti esistono tuttora.

Nel 1944, la zanzara fu scelta come vettore principale. Il dr. Eduard May, salito prepontemente alla ribalta per dirigere la nuova unità di studio di Dachau, superando il protetto di Himmler  – Erich Martini -, stava allevando questa specie, in quantità enorme.
Il laboratorio di May era situato a pochi passi da quello di Claus Shilling dove stava infettando i prigionieri con la malaria e un passaggio rivelatore di un rapporto sulle intenzioni tedesche, alla fine del 44, rivela:
“Mey (direttore del reparto di entomatologia) osservava la sopravvivenza delle zanzare private del cibo, mettendo a rapporto che era confermato che gli individui catturati da poco, a cui non era stato dato ancora nutrimento, potevano sopravvivere a lungo e quindi erano atti a trasportare la malattia dall’istituto al sito in cui doveva essere lanciata la bomba” -.
Durante la guerra, il lavoro di Claus Shilling ed Eduard May cambiò in modo diametralmente opposto: se prima dovevano cercare una cura alla malaria, ora dovevano trovare un metodo per creare un’offensiva basata sulla malaria. Ciò comprova oggi che era in sviluppo una guerra batteriologica importante. Una malattia diffusa dalla zanzara poteva davvero rivelarsi devastante per chiunque ed in qualsiasi continente. I prigionieri infetti da malaria dovevano essere gli incubatori delle zanzare e il nuovo esercito di zanzare era così pronto alla guerra.

Promotore di questa procedura fu, in primis, Edward Blume.
Il primo obiettivo poteva essere l’Inghilterra meridionale dove il clima era perfetto per le zanzare e il popolo sicuramente sarebbe stato subito colpito da questa epidemia, procurando un panico senza alcun controllo e compromettendo la resistenza bellica.
Ma gli Alleati liberarono Dachau prima che Blume potesse mettere in pratica il suo piano.

Nel 1943, in Italia, dopo la caduta del fascismo, i tedeschi, con l’odio per il tradimento di un loro alleato e sapendo che l’acqua salmastra era ideale per la propagazione della malaria, diffusero una partita di zanzare infette nell’Agropontino e 100mila italiani perirono tra atroci sofferenze. Fu un atto esplicitamente programmato in rivalsa al tradimento e per provocare sofferenza. La conoscenza tecnica per fare questo gesto fu opera di Erich Martini. Inondando le paludi di quelle zone di zanzare infette i tedeschi sapevano esattamente le sofferenze che avrebbero procurato alla popolazione e questo fu un atto infame.
per ulteriori info: http://www.centrorsi.it/notizie/Informazioni-e-curiosita-editoriali-librarie/Zanzare-in-guerra-nell-Agro-Pontino-1944-1945.html

La guerra però finì prima che gli studi tedeschi giungessero al livello successivo, ma anche dopo Norimberga, Edward Blume ed Erich Martini non furono mai accusati e Blume addirittura troverà persino lavoro negli Stati Uniti. Neppure il giapponese Shiro Ishi fu mai punito dai giapponesi per quello che ha fatto.

Forse un grande paradosso ha frenato la corsa alla guerra batteriologica: perchè diffondere una malattia in una nazione che si vuole occupare? E’ lo spettro di ogni guerra non convenzionale; una volta che le armi batteriologiche vengono liberate non si può più tornare indietro. Probabilmente è solo la minaccia di ripercussioni che impedisce alla gente di fare cose peggiori di quelle che fa.

1632 x 916 px

Informazioni su team557

storie e contro-storie della seconda guerra mondiale. La Romagna in guerra. Vedi tutti gli articoli di team557

Devi avere effettuato l'accesso per pubblicare un commento.