Secondo Patrick Burnside (nella foto a lato), la notte tra il 25 ed il 26 aprile 1945 Ritter von Greim e Hanna Reitsch si incontarono a Monaco di Baviera e volarono all’aeroporto di Rechlin-Lärz, dove invece di utilizzare un elicottero usarono un aereo FW190, pilotato dal sergente Bosser, lo stesso militare che aveva portato Speer nel bunker, in precedenza.
40 aerei tedeschi scortarono il FW sino alla base di Katowe; qui deciderono di usare un altro aereo Fiseler Storch con capienza di 2 soli passeggeri.
Nonostante il fuoco sovietico atterrarono sul viale Unter den Linden il 26 aprile alle 18:30; Ritter von Greim fu ferito al piede destro e vennnero raccolti da un veicolo tedesco che li condusse al bunker.
Lo stesso giorno atterrarono altri 2 aerei sullo stesso viale, forse due Junkers52. Dopo essere stato chiamato a Berchetesgaden da un delegato di Hitler, il gen. Keller giunse nelle prime ore del 27 all’aeroporto di Reichlin per ripetere lo stesso tragitto di Speer, Reitsch e von Greim ma questa volta il generale non arrivò all’aeroporto a causa delle batterie antiaeree che ne impedirono il decollo; le truppe sovietiche avevano già preso l’aeroporto di Tempelhoff, durante la battaglia di Berlino, il 24 aprile 1945, che sarà consegnato alle forze statunitensi il 4 luglio. Keller parlò al telefono con von Greim che gli disse che non avrebbe fatto nulla se non poteva raggiungere il bunker. Von Greim e la Reitsch erano galvanizzati dall’incontro con Hitler che gli aveva comunicato che il Reich non era ancora finito.
Nella mattinata vennero inviati 5 aerei cicogna e un Siebel204 di uguale capacità, con una capacità di trasporto di 10 passeggeri ciascuno, fino al centro di Berlino.
L’unico elicottero disponibile era a quel punto inutilizzabile per i colpi dell’artiglieria russa.
Si trattava di un Foco Ak Gheleistrak FA223S che aspettava in una delle sei torri in cui si distaccava la difesa della città.
Come asserisce Alessandro De Felice, qui ci si limita a seminare dubbi sulla versione wagneriana costruita e divulgata da Trevor Hoper, per consolidare una consapevolezza investigativa e per approfondimenti incessanti. La storia non è un monolite.
Si può parlare ma ne è improbo l’approfondire; qualcuno nel novembre 1945 ha dettato una versione sotto, a sua volta, altra dettatura impostagli dai vincitori del conflitto.
Cosa sia accaduto tra il 28 aprile ed il 2 maggio nessuno è stato in grado di stabilirlo. Nessuno.
Credere al suicidio di Hitler, così come è stato scritto, è solo un atto di fede.
Intanto, in America, per quanto riguarda l’invio certificato di cinque U-boote inviati in Argentina, dove in uno di questi c’era sicuramente anche Hitler, esistono dei file ancora secretati fino al 2020. Vedremo cosa succederà allora. Probabilissimo che vengano di nuovo ri-secretati per tutelare determinati interessi.
Discorso, questo, già affrontato altrove.
Di sicuro, voci hanno ammesso che la scomparsa di Hitler era necessaria per mettere gli uni di fronte gli altri: cioè gli Usa contro l’URSS, nemici, in quel momento.
Vari soldati della Wehrmacht videro il 30 aprile 1945 alzarsi un Arado dalla Charlottenburg platz, mentre i sovietici erano ormai a poche centinaia di metri dal fatidico bunker.
Una nota contraria a tutta la filmografia pubblicata: il Furher negli ultimi momenti godeva di buona serenità spirtuale, non era depresso ed era tutto sommato tranquillo ed in buona salute.
Notizia clamorosa. Moltissimi tedeschi giurano di aver notizia di un messaggio di Hitler il 30 aprile (giorno in cui avrebbe dovuto essere già morto) abbia parlato poi in diretta da una radio clandestina.
Il cap. Peter Baunghart prese Adolf Hitler, Eva Braun e un paio di amici in aereo da una piccola pista di decollo di Berlino e li portò a Trondheim in Danimarca, poi con un altro aereo più grande per Christiansen in Norvegia.
Da qui si sarebbero poi imbarcati in un convoglio di sottomarini.
Anteprima di un libro di circa 500 pagine attualmente in fase di realizzazione.