la vigna di Linda

Un libro: “la vigna di Linda” di Roberto Bosi (ed. A&G).

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Gli avvenimenti qui citati sono tutti accaduti durante il passaggio del fronte a Faenza, battaglia etichettata dagli inglesi come la Cassino del NordItalia, nell’inverno 1944-45. Desidero spendere 2 parole, oltre che sul libro, sull’autore da me conosciuto in occasione delle interviste sul dvd di Errano44 di cui ho già parlato. Roberto Bosi, giornalista e scrittore di Faenza ed esperto di storia (ora purtroppo deceduto), a telecamera spenta, ci parlò del periodo storico da lui vissuto lasciandoci un’immagine così vivida e particolareggiata che ricordo come fosse appena ieri. Anche in quel momento ho imparato l’importanza della forza del racconto fatto a voce. Sentire raccontare è un’emozione impagabile se il narratore è così; ti sembra di… vedere… con le parole. Incredibile. Daccordo, io conosco un po’ l’argomento, i luoghi, ma non è questo che fa; è la capacità di trasmettere che conta. Credo.

Certo non stiamo parlando di battaglie epiche (tipo Stalingrado, per intenderci) perché la vigna di Linda (credo che questo nome fosse quello della proprietaria del podere) è solo parte di un crinale di queste colline che sembrano la Provenza (vedi foto, sotto); secondo me questo è uno dei posti più belli della Romagna. Qui l’Appennino si fa pianura dolcemente e lentamente e c’è il mare a 30Km; quando è bello si vede il mare.

Link a pagina di foto per vedere i posti.

 

Ma torniamo al libro.

In questi luoghi, alcuni reparti della Decima Divisione Indiana sono saliti per assaltare le postazioni di Mg42 nascoste dei difensori tedeschi della 305° grenadier e moltissimi ci sono anche rimasti; i racconti sono a volte cruenti e sempre molto umani e Roberto Bosi ci parla dei gurka, dei sikh, degli hindu e di qualche elemento di battaglione ebraico. Lui c’era. Lui ha visto e ricorda che, a battaglia finita, fu chiamato a riempire i casoni e i capannoni di caduti sul campo, fino al tetto. Mi sembra di vederlo quando raccontava; il viso si arrossava tutto e cominciava a sbracciarsi per indicare questa cosa e quell’altra. Io ho sempre creduto nei racconti, l’ho detto, e spero di saper riportare l’emozione ricevuta nell’ascoltare. Sono cose che rischiamo di perdere. Tutto a volte è così lontano, indecifrabile. Poi ripenso a mio papà e passa tutto. Anche di questo ho già parlato, come di una ferita mai rimarginata. Anche in questo blog-sfogo. La vita è così, a volte.

Beh, Roberto Bosi presentò questo libro la sera del 4 dicembre 2004 ad Errano in occasione del 60° anniversario della liberazione di Faenza e le soddisfazioni non mancarono; quando si aprì il dibattito sulle postazioni ci ragguagliò di ulteriori dettagli dimostrando una memoria invidiabile.

In quei boschi di tamerici e ginestre si è consumata una bella fetta di storia locale che, di lì a poco, sfocerà nella battaglia del Senio e Bosi narra la vita e le gesta di queste popolazioni venute da lontano a morire. Si legge nell’epilogo: ” per noi, hanno tutti raggiunto il crinale di quella collina nel cui declivio – ancora oggi – si stendono i filari della vigna di Linda “.

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