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Obersalzberg nido dell’Aquila

quarta parte

Il Nido dell’Aquila.

Anche questa è un’idea di Bormann. Anzi, direi: un chiodo fisso, una sfida che stava diventando un’ossessione. Un rifugio montano sulla cima del Kehlstein da regalare al Fuhrer per il suo cinquantesimo compleanno. Da qui Hitler avrebbe potuto stupire tutti con una vista mozzafiato grazie all’ingegneria nazista.


Ma l’ing. Haupner, suo sottoposto, non credeva che fosse possibile costruire una struttura così al vertice e, tantomeno, una strada per raggiungerla.
Il primo problema logistico da affrontare per la fattibilità del progetto era sicuramente il costruire una strada per accedervi.
Una strada da farsi, però, su di un pendio quasi interamente verticale. E per di più, alla luce un problema era salito presto alla ribalta: la roccia, ad un certo punto dei lavori era troppo friabile per sostenere la strada; l’unica soluzione affrontabile era allora scavare sul versante.
Una soluzione si rivelò radicale: interrompere la strada poco prima del vertice, realizzare un tunnel nella montagna e salire gli ultimi 120m fino al rifugio usando un ascensore.


Nulla poteva ostacolare l’obiettivo di Bormann. Con sforzo e grande creatività la strada venne realizzata in modo magistrale; anche oggi, ad ogni curva il tracciato sembra soddisfare una sorta di ideale romantico.
La strada, lunga 6,5 km, fu completata con sforzi quasi sovrumani in soli 13 mesi.

il work in progress della strada

Alla fine del 1937, sul vertice, a 1615 m di quota, vengono messi al lavoro altri 800 operai, ma a soli 6 mesi dall’inizio della costruzione per Hans Haupner ed Heinz Noris, incaricati dei lavori di costruzione, c’è un imprevisto: Hitler vuole vedere l’opera. Queste persone ricordano fin troppo bene il carattere di Bormann, così sempre pronto ad esplodere in scatti di ira e a mostrare la sua natura tirannica.
Nonostante le condizioni estreme, nel settembre del 1938 la parte esterna del Nido dell’Aquila era completa.
Alla prima visita del 16 settembre 1938 Hitler vede finalmente il Nido dell’Aquila, per la prima volta.
Bormann, con aria estremamente ansiosa di compiacerlo, gli dice: “mio Fuhrer, tenga presente che lei lo sta visitando con 7 mesi di anticipo. I lavori non sono ancora terminati“. Con aria abbastanza perplessa, il Fuhrer risponde dicendo che visiterà quel luogo solo occasionalmente, perchè l’aria è troppo sottile e l’ascensore non gli sembra molto sicuro e procurandogli anche il timore che possa attirare i fulmini.
Infatti, fedele alla sua parola, lo visiterà solo pochissime volte, confessando anche che ha problemi con l’altitudine. Al contrario Eva Braun sfrutta ogni occasione per guidare fino alla vetta, immortalando ogni viaggio con la sua cinepresa. Lei, che descrive il suo stato come quello di una prigioniera in una gabbia dorata, potrà rifugiarsi in montagna con amici e parenti essendo così spesso esclusa dalle cerimonie ufficiali che si svolgono così spesso al Berghoff.

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Nonostante il parziale insuccesso della presentazione ma, per aver mostrato le sue capacità organizzative, Bormann divenne il custode unico e fiduciario dell’Obersalzberg e sempre più indispensabile per il Cancelliere perchè in astuzia e arguzia superò i diretti rivali in ogni occasione.

Non appena ultimata, la Kehlsteihaus divenne da subito un luogo ideale per impressionare gli ospiti e per creare anche eventi esclusivi.

Per gran parte del periodo di guerra la regione sud orientale dell’Obersalzberg è un luogo virtualmente intoccabile, ma col passare del tempo e l’incalzare degli Alleati si resero necessarie misure di difesa dai bombardamenti più adeguate. E’ allora che Bormann, su esortazione dei servizi SS di sicurezza, fece arrivare difese contraeree e fa attrezzò i bunker difensivi appena costruiti con tutte le tecnologie disponibili.

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mappa (parziale) tunnel e bunker

Venne ultimato anche il tunnel (quasi segreto per tutti) che conduce nel retro della montagna, a valle, dove ad attendere c’è ancora una ferrovia, per la fuga. Con 6 cannoni antiaereo piazzati sui crinali sovrastanti l’Obesalzberg, la realizzazione di 5 km di gallerie comuncanti tra loro e la creazione di un quartier generale sotterraneo per il Fuhrer accanto al Berghoff, pianificò una difesa che doveva essere impenetrabile. Si pensi che la struttura sotterranea realizzata nel vicino paese di Bishofwiesen (a 4 km dal Berghoff) è ancora oggi attrezzata per operare sotto assedio.
Secondo l’opinione di Bormann, se la capitale Berlino fosse caduta, l’Obersalzberg sarebbe stata l’unico luogo dove il suo Fuhrer poteva essere al sicuro.

E a questo punto i documentari i libri che ci illustrano la fine del Reich raccontano un’altra storia.
Ma se la contraerea riuscì ad abbattere un solo bombardiere nell’unico attacco subito, è vero anche che tutti i bunker costruiti tennero egregiamente e la famiglia di Bormann, come tantissime rimasero illese, come la maggior parte dei soldati SS. da un altro punto di vista sipuò dire: 10 anni per costruire, 2 ore per distruggere. Ma è un discorso del menga (detto, credo, romagnolo): la stessa cosa si può dire anche per l’11 settembre. 20 o 30 o 50 anni per costruire, 5 minuti per demolire. E’ solo retorica letteraria.

E quello che racconta in video James Holland è una balla orrenda, sia sulla fine di Hitler, sia sulla fine di Bormann, come è stato ampiamente documentato in questo blog.

Qualche dettaglio.

I lavori di costruzione, nonostante gli enormi capitali del Terzo Reich, incontarono diversi problemi amministrativi ricorrenti che si andavano ad incastrare con quelli tecnici. Un problema non trascurabile fu il cavo dell’ascensore. Anche perche Bormann, all’ultimo momento cambiò la richiesta di portata da 10 persone max a 15. Alla fine si parlò di un montacarichi e per l’uso venne designato una cavo speciale della lunghezza di 1270 metri, sopra un’altitudine di 670m. La cosa non è stata uno scherzo. Per lo sforzo di posizionare il cavo sono stati impiegati cinquanta uomini e attrezzature pesanti, tra cui otto torri di sostegno fino al vertice alto di 1834 m. Oltre 800 uomini lavoranti hanno passato mesi lontano dalle loro famiglie, dormendo in caserme e con turni estremamente logoranti. Una richiesta di Bormann fu di portare le ore settimanali di lavoro da 48 a 60.
Un problema non trascurabile fu il riscaldamento dell’ascensore che doveva essere mantenuto sempre in funzione, sempre alla stessa temperatura interna, a prescindere dal clima esterno. Per mantenere equilibrata la temperatura e per prevenire l’accumulo di condensa fu installato anche un sistema di riscaldamento composto da due ventole di ventilazione principali e una serie  di undi bocchette di aria nell’albero alto di 131m. La stessa cosa per il tunnel di entrata e di servizio.
18gg prima che arrivasse Hitler in visita, mentre una squadra era stata occupata a costruire le prese d’aria, con turni da urlo, un’altra di elettricisti stava febbrilmente installando l’illuminazione necessaria, le scatole di fusibili e i cavi di controllo.
Nel lavoro non ci potevano essere pause.
C’erano originariamente due cabine per ascensore. Mentre la lussuosa ottone e la capsula specchiata era riservata a Hitler e ad altri VIP, un’altra cabina più spartana, direttamente sotto, era stata progettata per trasportare al summit sia le forniture che il personale regolare, comprese le guardie di Hitler e il personale del posto. Mentre la cabina principale si apriva nel primo piano della casa, la cabina inferiore forniva un’uscita al piano seminterrato.
Per garantire la sicurezza completa, è stato installato anche un ascensore di emergenza destinato a trasportare tre persone – in esecuzione con un motore separato e accessibile dalla cabina inferiore. La cabina di ascensore inferiore non è mai stata utilizzata dal momento che il Kehlsteinhaus è stato aperto al pubblico come sono state rimosse anche le panche in pelle della capsula principale.

Il tunnel d’entrata e l’ascensore circolare sono stati rivestiti con marmi locali di alta qualità; il tunnel è stato costruito con il marmo di Kälberstein, mentre il soffitto a cupola della sala d’attesa, di 7 metri di diametro, è stato abilmente vestito con pietra senza malta proveniente da vicino Ruhpolding.

L’interno di ottone massiccio lucido e gli specchi circolari veneziani,  offrivano un’anteprima del lusso che attendeva i visitatori al vertice. La sontuosa cabina dell’ascensore era dotata di un classico quadrante bianco e di un telefono nero di emergenza Bakelite, con illuminazione interna e fornita da un cerchio di otto lampade luminose sul soffitto. In modo che i visitatori non dovessero stare in piedi durante la salita di 124 metri al vertice, erano installati comodi banchi in pelle sui tre lati della cabina.
Il Nido dell’Aquila costerà circa 30 milioni di Reichsmark.

La Sicurezza dell’Obersalzberg prevedeva 3 posti di guardia,  situati come si vede nella mappa:


Quello che si vede in foto è il bunker dove Bormann e famiglia trovarono riparo durante il bombardamento dell’Obersalzberg.

esito del bombardamento alleato.

 

galleria foto

 foto  rare

 

 

 

 

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