

La politica del C.L.N sarà determinata dai due più grossi partiti. Quello comunista, cui s’accodano socialisti e azionisti e quello democristiano. Il partito comunista ha trovato nel CLN uno strumento efficace per il suo programma. Associare i tedeschi ai fascisti, perfino nel termine di « nazifascisti », significa spostare la guerra sul piano politico. E significherà dopo, col pretesto dell’epurazione, lo smantellamento degli apparati dello Stato cosiddetto borghese. Ma i comunisti si aspettano soprattutto l’occasione della guerra civile. Guerra civile è lo stesso che distruzione dell’unità morale e dei legami tradizionali della società nazionale. Una distruzione completa e irreparabile di cui ha bisogno il comunismo per instaurare direttamente o gradualmente il suo regime. Né la Democrazia Cristiana pensa a opporglisi. I democristiani non si prospettano problemi futuri. Per mettere definitivamente le basi di un loro potere, son disposti sul momento a stringere alleanza anche coi comunisti. L’interesse di eliminare qualsiasi altra forza che li possa preoccupare, come quella fascista, è adesso comune. Da poco erano arrivati a Roma e già comunisti e democristiani si scambiavano complimenti. De Gasperi esaltava in un discorso « il merito immenso, storico, secolare delle Armate organizzate dal genio di Stalin », e trovava che « c’è qualche cosa d’immensamente simpatico, qualche cosa d’immensamente suggestivo in questa tendenza universalistica del comunismo russo ». (a Roma direbbero… annamo bene!) Non solo. Ma De Gasperi, in un discorso famoso, scopriva anche un parente lontano per Marx: « Lassù sull’erta cammina un altro proletario, anch’Egli israelita come Marx: duemila anni fa Egli fondò l’ Internazionale! ». Meno enfatico, ma pieno di amabilità e di buoni propositi per gl’ideali cattolici (e per la stessa Chiesa) il capo dei comunisti, Togliatti, ricambiava le cortesie democristiane. Sotto, però, manovrava già il suo partito per impegnare quello di De Gasperi nei prossimi avvenimenti del Nord.
Per l’Alta Italia
Per il Nord si costituirà un Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, emanazione del CLN di Roma. Il CLNAI sarà clandestino perché « in territorio occupato dalle forze nazifasciste », e autonomo per la « interruzione di rapporti » con Roma. Il CLNAI sarà anche l’unico organo di governo nei centri occupati di volta in volta dagli « alleati ». Il 30 agosto ‘44 esso diramava una circolare ai Comitati dipendenti, specificando di essere stato «delegato » dal R. Governo, di cui si qualificava rappresentante. La circolare parlava di « mobilitazione delle più larghe masse popolari », di «basi di una democrazia profondamente legata al popolo », di «organismi di massa e di combattimento » e perfino di organizzazione cellulare <i CLN di fabbrica e di azienda>; insomma, la preparazione a un regime dove già si risentiva l’influenza del partito comunista.
Successivamente, in un suo ordine del giorno del 3 dicembre ‘44, a proposito della crisi Bonomi, il CLNAI afferma « esplicitamente che sino alla riunione della Costituente i Comitati (CLN) sono l’unica rappresentanza legittima del popolo ». Pertanto si nega che « qualsiasi autorità ed anche la Corona, possa legittimamente appellarsi a gruppi camarille estranei ai Comitati dei quali, soltanto, il Governo dev’essere emanazione ». Evidente che la Corona si trovava già bloccata; e così ogni manifestazione di altre situazioni politiche estranee al Comitato, che finirà con l’essere manovrato dai due più grossi partiti, comunista e democristiano.
Per il territorio della Repubblica Sociale in previsione di un’ avanzata « alleata» s’era già compilato un tipo di bando per l’assunzione graduale dei poteri derivanti da tre autorità, R. Governo, CLN, e quella non nominata ma onnipotente degli <alleati ». Il bando precisava attribuzioni e giurisdizione dei nuovi organi, tra cui il comando sulle forze armate in quanto già dipendenti dal Corpo Volontari della Libertà, e la istituzione di Commissioni di giustizia.
Le formazioni « partigiane » avevano trovato il loro inquadramento nel CVL (Corpo Volontari della Libertà) costituito dal giugno ‘44 con un rappresentante del R. Governo, il generale R. Cadorna, e definitivamente organizzato nel novembre con comandante generale il gen. Cadorna e vice comandanti i signori prof. Ferruccio Parri (Maurizio) e Longo Luigi (Gallo), già membro a Mosca del Komintern e commissario politico di «brigate » rosse nella guerra di Spagna. Oltre i fondi rimessi dal R. Governo e quelli raccolti o offerti da privati, il CLNAI ebbe un regolare finanziamento da parte degli « alleati ». La convenzione con le modalità fu firmata l’8-12-’44 dal gen. M. Wilson, per il Comando Supremo « alleato » e dai signori Longhi (A. Pizzoni), Maurizio (F. Parri), Mare (G.C. Pajetta) per il CLNAI. In essa il CLNAI s’impegnava col suo Comando Militare ad « agire per conto del Comando Supremo alleato » e ne riceveva una sovvenzione mensile di 60 milioni di lire, per le esigenze delle formazioni « partigiane » del Nord.
Circa l’attività dei CLN man mano che si istituivano, è superfluo fare riferimenti. Qui si ricorda solo la particolare evoluzione politica che essi rappresentarono per tutto il paese. Il 29 marzo ‘45 un rappresentante del Governo di Roma (il sottosegretario di Stato per l’« Italia occupata ») s’incontrò segretamente a Milano con i capi del CLNAI. Fu specificata la nuova organizzazione governativa che nell’Italia « liberata » si sarebbe imperniata tutta sul CLNAI. In quell’occasione i partiti del CLNAI dichiararono al rappresentante di Roma che non intendevano « nè rinunciare, nè modificare il loro principio relativamente alla posizione del CLN nel quadro della rinnovata democrazia italiana ».
La prima legislazione del CLNAI
In quanto ai provvedimenti « rivoluzionari » del CLNAI (omettendo quelli terroristici o di sommaria « giustizia popolare ») si registrano qui i decreti e le disposizioni più notevoli.
Decreto del 4 dicembre ‘44, con cui il CLNAI « istituisce un’imposta straordinaria di guerra ed incarica i CLN regionali di prendere immediatamente tutte le misure necessarie per riscuoterla »: sono tassabili le persone facoltose, i morosi, considerati « traditori », sono « deferiti agli organi di giustizia dei patrioti per una esemplare applicazione nei loro confronti di tutte quelle sanzioni punitive che gli organi stessi riterranno del caso ».
Decreto del 14 dicembre, con cui si proibisce di pagare tasse, imposte, penalità ecc, nel ‘territorio della R. S.I., come s’inibisce agli uffici di Registro, Bollo, Esattoriali, di Tesoreria ecc. ogni servizio relativo.
Bando circa la costituzione e il funzionamento dei tribunali di guerra, più noti come tribunali del popolo. Dal bando emanato dal CVL, Comando Militare Piemontese, in data 15-4-’45, si rileva che:
a) …i ministri di Stato, i sottosegretari di Stato, i prefetti, i segretari federali — in carica dopo l’8 settembre ‘43 — son già tutti condannati a morte per intesa col nemico e opera diretta a colpire le Forze Armate del Governo legittimo. Di conseguenza, sarà per questi sufficiente l’accertamento della identità fisica per ordinarne la esecuzione capitale; b) …sarà sufficiente stabilire l’appartenenza ecc. a Brigate Nere, « Muti », «Decima Mas », SS italiane, « Cacciatori degli Appennini », Milizie speciali indossanti la camicia nera ecc. per pronunziare condanna all’esecuzione capitale che dovrà avere immediata esecuzione senza diritto ad inoltrare domanda di grazia; c) per i direttori della stampa fascista dopo l’8 settembre ‘43 «per aver favorito le forze nazifasciste ecc. »sarà pronunziata e fatta eseguire immediatamente la sentenza capitale.
Direttive del 16 aprile ‘44, riguardanti l’« insurrezione »: essa si effettuerà — come è noto — dopo che le Forze Armate tedesche si sono arrese e dopo che quelle fasciste sono costrette a deporre le armi. Criterio ispiratore, quello della « direttiva insurrezionale n. 16 » del P.C.I. del 10 aprile, che consigliava «quanti più esempi è possibile di gerarchi, di nazifascisti, di alti funzionari, di dirigenti collaborazionisti, abbattuti dal piombo giustiziere dei patrioti ».
Bando del CLNAI di Milano, datato 25 aprile ‘45, con la premessa:
« Il CLNAI delegato del Governo italiano ecc. ». Stato di eccezione, facoltà di perquisizione, requisizione e arresti, campi di concentramento, tribunali di guerra, esecuzione sommaria sul posto per i contravventori agli ordini del bando ecc., questi sono i principali articoli. Il CLNAI assume col bando « tutti i poteri civili e militari »(vedi sopra), nell’orbita però delle autorità « alleate » di occupazione.


Il Comitato governa
Non passano ventiquattr’ore dal primo bando di governo, e il CLNAI, in vista di un rimaneggiamento del Governo centrale, dopo la « liberazione », chiede per sé — con un o.d.g. del 26 aprile — i ministeri-chiave, a nome delle «masse lavoratrici e partigiane ».
Intanto (sempre a parte l’eliminazione fisica di alcune centinaia di migliaia di avversari, argomento che esula da questo cenno storico), si cominciano ad eliminare i residui della Repubblica Sociale Italiana.
Il CLNAI, rappresentante di « masse lavoratrici » comincerà col decretare (26 aprile ‘45) l’abrogazione della socializzazione e dei relativi decreti legislativi del Governo fascista. E ciò, « considerando l’alta sensibilità politica e nazionale delle maestranze » e il « carattere antinazionale e demagogico della pretesa socializzazione fascista ». Le aziende vengono così restituite come prima ai « responsabili tecnici della produzione » ossia ai padroni (art. 5 del decreto).
Come poi il « vento del nord », riuscito a spazzar via la Monarchia, si perderà per i corridoi dei ministeri di Roma e come lì si combatterà la battaglia tra i due gerenti del CLNAI, Partito Comunista e Democrazia Cristiana, questo farà parte della storia di dopo. La storia del Nord, quella dei CLN, continuerà per dei mesi secondo le direttive stabilite. Le quali potevano riconoscersi già nella chiusa del manifesto con cui il CLNAI diede notizia al popolo dell’assunzione dei poteri.
Avvertiva la chiusa che chi vi avesse contrastato «sarebbe stato trattato come nemico della patria e come tale sterminato ». Le firme erano di Luigi Longo (Gallo) del P.C.I.; di Emilio Sereni, del P.C.I.; di Ferruccio Parri, del P. d’A.; di Leo Valiani, del P. d’A.; di Achille Marazza, della D.C.; di Augusto De Gasperi, della D..C.; di Giustino Arpesani, del P.L.; di Filippo Jacini, del P.L.; di Rodolfo Morandi, del P.S.I.U.P.; e di Sandro Pertini, del P.S.I.U.P.
Il manifesto portava la data:
« Dal palazzo della prefettura, 24 aprile 1945 ». Inconvenienti dei manifesti preparati prima. Perché il 24 Mussolini non se n’era andato ancora dalla prefettura di Milano. Se ne andò il 25 pomeriggio. (ndr. poi ne fu cambiata la data e riaffisso – vedi sopra)
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